Il liceo by Alessandro Berselli

Il liceo by Alessandro Berselli

autore:Alessandro Berselli [Berselli, Alessandro]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Elliot
pubblicato: 2021-01-14T22:00:00+00:00


23

Ricevo un messaggio WhatsApp da un numero sconosciuto.

Buonasera professore. Sono Denise. Le dispiace se la disturbo un attimo? Sono davanti al suo appartamento.

Come sarebbe Sono davanti al suo appartamento?

Avevo capito che agli studenti non fosse consentito l’ingresso alla palazzina docenti.

A quest’ora della notte poi.

Apro la porta, chiedendomi quanto la cosa possa essere opportuna.

«Denise. Sei impazzita?».

«Mi fa entrare?».

«No che non ti faccio entrare. Tu non dovresti nemmeno essere qui. Perché non mi hai chiesto un appuntamento regolare utilizzando l’app di Istituto?».

«Mi dispiace. Ma è una cosa urgente».

Guardo sul pianerottolo. Sembra tutto silenzioso.

«D’accordo. Entra. Mi auguro solo che non ti abbia visto nessuno».

Si siede sul divano e si accende una sigaretta con le mani che le tremano.

«Spegni subito quella roba».

«La prego, prof. Ne ho bisogno, se no non ce la faccio».

Apro la finestra augurandomi che da fuori non si senta l’odore di fumo. Sto infrangendo almeno la metà dei regolamenti stabiliti dal Modigliani.

«Mi spieghi cosa sta succedendo? Sembri sconvolta».

«Io domani non ci vengo al funerale».

«Va bene. D’accordo. Non è un obbligo. Posso chiederti il motivo?».

«A me Anastasija non piaceva».

«Ok. Continua».

«Guardi che non è razzismo».

«Non ho mai pensato che lo fosse».

«Però lei era una persona torbida».

«Cosa intendi con una persona torbida?».

Ravviso una palese difficoltà nel riuscire a trovare le parole giuste per esprimere quello che vuole dire. Eppure quando l’avevo vista la prima volta mi era sembrata così sicura di sé, una di quelle per cui le situazioni della vita sono sempre pratiche semplici da sbrigare.

«Tipo che era una strana».

«Denise, scusami. Ma ci stai girando troppo intorno. Non capisco dove vuoi arrivare».

Si alza. Va a spegnere la sigaretta sotto il rubinetto del lavandino.

«L’anno scorso si era iscritta al Laboratorio. Però si vedeva chiaramente che non gliene fregava niente».

«Per quale motivo si sarebbe iscritta allora?».

«Non se lo immagina?».

«No. Come potrei? Manco la conoscevo».

Butta la sigaretta nel cestino della carta che tengo vicino alla mia postazione di lavoro.

«Le piaceva Marco».

«Marco il vostro insegnante?».

«Già. Lui un po’ piace a tutte».

«Te compresa?».

Abbassa la testa senza rispondere.

«Non preoccuparti. Ho capito. E lui?».

«E lui cosa?».

«E lui come si comportava con lei?».

«In modo normale. Marco è un professionista, non l’ho mai visto fare nulla di sconveniente. Anastasija però aveva un atteggiamento molto intraprendente nei suoi confronti».

«Intendi dire che ci provava?».

«Sì. E non faceva nulla per nasconderlo».

«E immagino che a te la cosa desse molto fastidio».

Si accende un’altra Winston.

«A me dava fastidio il fatto che lei si fosse iscritta al Laboratorio soltanto perché c’era Marco. Ha visto com’è il nostro gruppo di lavoro. Lei con noi non c’entrava nulla».

«Sicura che non fosse solo gelosia la tua?».

Ancora una volta rimane in silenzio.

«Perdonami se te lo dico, ma da come me la stai raccontando il problema sembra proprio essere questo».

Si dirige verso la porta.

«Ho sbagliato a venire da lei. Mi dispiace. Le chiedo scusa per il tempo che le ho fatto perdere».

«Non ti azzardare ad andartene via in questo modo. Non te lo permetto».

Resta bloccata senza tentare nessun tipo di reazione.

«Ti ho fatto entrare qui perché hai detto che dovevi parlarmi, e l’ho fatto assumendomi un rischio che nemmeno ti immagini.



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